ATZENI MANIAS MOCCI SERRA STUDIO – COMPLESSO PARROCCHIALE SANTA CHIARA
Designer | Maurizio Manias | |
Location | via Cagliari, s.n., 09090, Sini, Italia | |
Design Team |
Il progetto architettonico è curato da Maurizio Manias, Silvia Mocci e Carlo Atzeni da anni impegnati sui temi dell’architettura contemporanea in ambiti minori a forte connotazione rurale e nei consolidati storici. SILVIA MOCCI è ingegnere edile-architetto, architetto e dottore di ricerca in Ingegneria Edile. E’ stata docente di Tecnologia dell’Architettura presso La Sapienza di Roma, dal 2017 è docente della stessa materia presso il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica — DADU Università degli Studi di Sassari – ALGHERO. CARLO ATZENI è dottore d ricerca in Ingegneria Edile, Professore ordinario di Architettura Tecnica, coordinatore del Corso di studi in Scienze dell’architettura e docente di Progetto e costruzione dell’architettura alla Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari. Manias, Mocci e Atzeni sono anche progettisti del nuovo complesso parrocchiale di Nostra Signora di Bannari a Villa Verde (OR), attualmente in corso di ultimazione. |
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Anno | 2016 | |
Photo credits |
tute le foto sono di Stefano Ferrando |
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Foto esterni
Descrizione del progetto
Il complesso parrocchiale di Santa Chiara a Sini si fonda su un progetto di suolo che lavora sulla stratigrafia del terreno e di conseguenza sull’articolazione in sezione, oltreché planimetrica, dell’edificio: i pieni e i vuoti si alternano secondo una matrice orizzontale di controllo degli spazi e dei volumi che mettono in relazione la chiesa, i locali ministeriali e gli spazi aperti, risolvendo la topografia del sito fortemente declive con una piastra porosa di altezza costante parzialmente controterra.
In quest’ottica si è fatto ricorso ai principi storici di radicamento e gestione del suolo in pendenza della sostruzione muraria, del contenimento attraverso setti, dello scavo in profondità dei volumi compatti per mezzo dei patii, come regole insediative di un edificio a forte carattere stereotomico.
Un grande volume astratto, massivo e scultureo, di calcestruzzo bianco a vista, si staglia sul piano del sagrato posandosi sulla piastra di base con proporzione 1x1x3 (10x10x30m) e contenendo l’aula liturgica. Questo volume, scavato sulla testata di ingresso secondo le regole della sezione aurea, diventa elemento complesso attraverso la tettonica della copertura lignea che introduce un ritmo strutturale nella quinta facciata, trasformando il tetto in un dispositivo di controllo della luce e di gerarchizzazione dello spazio interno senza dividerlo fisicamente. Il progetto intende, come Francesco Venezia ci ricorda, porre in relazione forma, spazio e luce accogliendo il mutamento del tempo attraverso la geometria. L’impianto planimetrico degli spazi liturgici ricalca lo schema della croce latina, con l’aula a sviluppo lineare che termina nel presbiterio e due cappelle laterali — i bracci del transetto — che ospitano il tabernacolo, il coro, il battistero e la penitenzieria.
La composizione volumetrica della copertura e di conseguenza del sistema di ingresso della luce zenitale e la circolazione introducono la quarta dimensione nell’edificio, consentendo di accogliere la variabile temporale accanto alle coordinate spaziali più usuali. Anche in questo caso l’asimmetrizzazione dell’impianto che si appoggia a un percorso processionale laterale stigmatizzato da una corrispondente configurazione asimmetrica della copertura, consente un’interpretazione variata dello schema classico delle chiesa a pianta rettangolare simmetrica.
ll complesso liturgico accoglie circa 200 fedeli e si articola su due livelli fortemente gerarchizzati dal programma funzionale:
— al piano del sagrato si trova l’aula liturgica con la sacrestia sul retro;
— al piano parzialmente interrato, nella piastra, si trovano il salone par- rocchiale, i locali ministeriali e le aule per il catechismo, spazi introversi rivolti verso i quattro patii interni che contribuiscono a generare relazioni di continuità tra interno ed esterno.
L’ingresso all’aula liturgica avviene attraverso uno spazio di transizione che si configura come una sorta di atrio porticato, ricavato per mezzo dello scavo del volume principale e che impone al fedele un percorso di accesso con un doppio cambio di direzione, analogamente ad alcune significative esperienze del novecento italiano (Quaroni nella parrocchiale del borgo La Martella, Scarpa e Detti nella chiesa di San Giovanni Battista di Firenzuola ad esempio).
La relazione tra l’aula e l’esterno, in prossimità dell’atrio, è regolata da una vetrata monumentale composta con uno spartito definito da regole auree, che include il volume ligneo cavo con la “chicane” di accesso e garantisce la continuità tra aula e sagrato. Il complesso è concepito essenzialmente con un solo materiale, il calcestruzzo armato bianco a vista, che rappresenta la versione contemporanea della pietra ed esprime il legame quasi ancestrale tra i luoghi di culto e la terra da un lato e la volontà di interpretare la regola di povertà e rinuncia di Santa Chiara, intestataria della chiesa, attraverso sintesi linguistica e materica. Corten e legno contribuiscono a esplicitare gli elementi fondamentali della chiesa: la torre campanaria, la croce, l’accesso e alcuni elementi di arredo sacro come la custodia eucaristica, la pala che sostiene il crocefisso storico e l’interno dell’ambone.
Il marmo bianco di Orosei riveste tutti i luoghi sacri: l’altare, l’ambone, il fonte battesimale e la parete in cui è inserita la nicchia del tabernacolo.
Relazione illustrativa del progetto
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Disegni tecnici
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