Detail of the project ed. 2024

chiesa-ss-trini­­ta-di-carpi / Italia

Design­er Pao­lo Belloni
Loca­tion Cibeno di Carpi (MO)
Nation Italia
Design Team

Arch .Pao­lo Bel­loni, Arch. Ste­fano Rolla

Year 2020
Pho­to credits

Car­lo Ori­ente (tut­ti i file)

Pho­to external

Project descrip­tion

Il prog­et­to real­iz­za­to è il risul­ta­to di una revi­sione totale di quel­lo usci­to dall’esito del con­cor­so di prog­et­tazione, una revi­sione deter­mi­na­ta, dopo la dram­mat­i­ca vicen­da del ter­re­mo­to che ha col­pi­to l’Emilia-Romagna, da una neces­sità di ridefinire in modo sig­ni­fica­ti­vo le risorse eco­nomiche a dis­po­sizione. Ques­ta mag­giore ristret­tez­za eco­nom­i­ca è sta­ta col­ta come un’opportunità per pen­sare ad un edi­fi­cio sem­plice, sobrio, che non osten­tasse inutili geome­trie di mon­u­men­tal­ità e che guardasse alla fun­zione da svol­gere al suo interno.
La nuo­va chiesa si col­lo­ca all’interno del recin­to di un anti­co cimitero scon­sacra­to e boni­fi­ca­to negli anni ses­san­ta del­lo scor­so sec­o­lo. L’opportunità di costru­ire uno spazio per il futuro del­la comu­nità che fon­da le sue radi­ci fisiche sul­la pro­pria sto­ria e sul­la sto­ria delle pro­prie per­sone, è sta­ta inter­pre­ta­ta dal prog­et­tista come un’opportunità per cari­care di un sig­ni­fi­ca­to anco­ra più den­so il nuo­vo edi­fi­cio des­ti­na­to alla comunità.
Il vol­ume prin­ci­pale, ad anda­men­to preva­len­te­mente oriz­zon­tale, tro­va una espres­sione di mag­giore ver­ti­cal­ità nell’importante tibu­rio a par­al­lelepipedo che sovras­ta il pres­bi­te­rio con un lucernario che fotografa il cielo e con­voglia all’interno del­la chiesa un’abbondante luce nat­u­rale. All’esterno il tibu­rio è carat­ter­iz­za­to da un rives­ti­men­to metal­li­co di fac­cia­ta che ripor­ta una rein­ter­pre­tazione del famoso dip­in­to del Masac­cio ded­i­ca­to alla SS Trinità alla quale la chiesa è dedicata. 

La fac­cia­ta prin­ci­pale è carat­ter­iz­za­ta da un sig­ni­fica­ti­vo agget­to del vol­ume che crea un impor­tante por­ti­co pro­tet­to. Il por­ti­co si svilup­pa ad “L” inter­es­san­do anche un trat­to del fronte ovest ver­so via Canale di Cibeno in cor­rispon­den­za dell’antico ingres­so prin­ci­pale al cimitero che è sta­to quin­di man­tenu­to e riva­l­u­ta­to per sot­to­lin­eare la memo­ria stor­i­ca di questo ingresso.
Il nuo­vo sagra­to, anti­s­tante la chiesa, è carat­ter­iz­za­to da un piano leg­ger­mente incli­na­to pavi­men­ta­to in pietra nat­u­rale, un gran­i­to gial­lo che con il suo col­ore cal­do riprende i cro­ma­tis­mi del muro perime­trale e crea uno spazio cal­do e accogliente. Sul lato est un impor­tante vol­ume in agget­to arti­co­la la com­po­sizione del prospet­to e las­cia intravvedere al suo inter­no lo spazio grado­na­to ded­i­ca­to al coro.

La col­lo­cazione del­la nuo­va chiesa all’interno dell’antico recin­to cimi­te­ri­ale ha per­me­s­so di man­tenere lib­era ed ined­i­fi­ca­ta la preziosa area a verde a cerniera tra il cimitero e la stra­da provin­ciale prat­i­can­do quell’obiettivo di riduzione di con­sumo di suo­lo e di “sal­va­guardia del cre­ato” che è ormai un dovere al quale non pos­si­amo più sottrarci.
La col­lo­cazione all’interno del recin­to cimi­te­ri­ale ha per­me­s­so soprat­tut­to la real­iz­zazione di un luo­go più rac­colto, silen­zioso, in un cer­to sen­so di “sospen­sione” che non sarebbe sta­to pos­si­bile ottenere in prossim­ità del­la rumor­osa stra­da provinciale.
Il recin­to ha il ruo­lo di iso­lare dalle crit­ic­ità pre­sen­ti all’esterno ma nel­lo stes­so tem­po si apre alla comu­nità attra­ver­so le pun­tu­ali brec­ce esisten­ti che indi­cano degli allinea­men­ti fis­si ai quali il vol­ume del­la chiesa si attiene.
La col­lo­cazione del vol­ume del­la chiesa è eccen­tri­ca rispet­to al recin­to e questo gen­era ger­ar­chie dif­feren­zi­ate sui quat­tro lati di questo spazio verde che assume il ruo­lo di una vera e pro­pria esten­sione all’esterno del­lo spazio sacro. 

Nuo­va Chiesa, anti­co muro del recin­to e spazio verde cos­ti­tu­is­cono di fat­to i tre ele­men­ti com­pos­i­tivi di un uni­co man­u­fat­to cos­ti­tu­ito da pieni e da vuoti, da spazi interni e da spazi esterni. L’antico muro del cimitero, sem­plice­mente risana­to aven­do cura di non can­cel­lare le trac­ce del tem­po e sul quale sono state las­ci­ate alcune vec­chie lapi­di che rac­con­tano la sto­ria di questo luo­go, accom­pa­gna i fedeli in un per­cor­so di rac­cogli­men­to e intro­spezione che si attua in relazione con lo spazio esterno.
La fac­cia­ta del­la nuo­va chiesa, dal carat­tere volu­ta­mente sobrio e silen­zioso, è impreziosi­ta da alcu­ni inser­ti lon­gi­tu­di­nali dorati che rap­p­re­sen­tano, in analo­gia alle fiammelle di alcu­ni affres­chi rinasci­men­tali, le ani­me dei defun­ti che ascen­dono al cielo. 

Per quan­to riguar­da l’assetto litur­gi­co si può definire un impianto abbas­tan­za tradizionale carat­ter­iz­za­to da un’assialità lon­gi­tu­di­nale che cul­mi­na con la zona pres­bi­te­ri­ale; alla destra del pres­bi­te­rio, in un vol­ume agget­tante che richia­ma for­ma e pro­porzione di un transet­to è sta­to col­lo­ca­to uno speci­fi­co spazio grado­na­to per accogliere il coro e i grup­pi di bam­bi­ni e ragazzi.

L’intera strut­tura è con­no­ta­ta da mate­ri­ali sem­pli­ci arric­chi­ti da trat­ta­men­ti super­fi­ciali che li ren­dono uni­ci. Le grezze pareti in cemen­to arma­to sono state real­iz­zate con l’inserimento di ossi­di che con­feriscono un col­ore cal­do e sono state in buona parte suc­ces­si­va­mente martel­li­nate a pun­ta grossa trasfor­man­dole in veri e pro­pri mono­li­ti di pietra sui quali si infrange la luce che ne evi­den­zia la tes­si­tu­ra. In alcu­ni trat­ti alcune sem­pli­ci tav­ole in abete rive­stono le pareti interne e sono state impreziosite con un trat­ta­men­to di doratu­ra che le rende lumi­nose. Il pavi­men­to è in sem­plice cemen­to lis­ci­a­to ma anch’esso mis­ce­la­to con ossi­di, iner­ti e un trat­ta­men­to al litio che con­ferisce un col­ore cuoio che lo rende in un cer­to sen­so vivo e accogliente.
I luoghi litur­gi­ci si dispon­gono in modo canon­i­co sopra il basa­men­to del pres­bi­te­rio: l’altare cen­trale, l’ambone a destra, il taber­na­co­lo col­lo­ca­to anch’esso a destra ma leg­ger­mente defi­la­to inseren­dosi in prospet­ti­va con una vetra­ta che si apre ver­so il gia­rdi­no che si scorge dall’interno, por­tan­do il rap­por­to del­la cel­e­brazione anche all’esterno. In questo modo il luo­go per la cus­to­dia dell’Eucarestia si col­lo­ca in uno spazio ded­i­ca­to, una sor­ta di cap­pel­la lat­erale che si costru­isce in modo prospet­ti­co. La sede, posizion­a­ta sim­met­ri­ca­mente all’ambone rispet­to all’altare, rimane ben vis­i­bile dall’intera assem­blea sen­za costru­ire uno sguar­do frontale che potrebbe in alcu­ni momen­ti del­la cel­e­brazione risultare impro­prio. Le scelte litur­giche sono state con­di­vise con il litur­gista, Don Luca Baral­di, che ha accom­pa­g­na­to il prog­et­to e sono ovvi­a­mente state sot­to­poste all’approvazione delle com­mis­sioni sia del­la Dio­ce­si che del­la CEI che ha cofi­nanzi­a­to l’opera.
Altare, Ambone e sup­por­to del taber­na­co­lo sono real­iz­za­ti in cemen­to dec­o­ra­ti­vo imprezios­i­to da un trat­ta­men­to a fori riem­pi­ti con ges­so scagli­o­la di col­ore avo­rio che recu­per­a­no in chi­ave con­tem­po­ranea la tradizione locale nel­la real­iz­zazione dei pagliot­ti di altare. Questo trat­ta­men­to è il risul­ta­to di un’appassionata col­lab­o­razione tra l’architetto, l’artista Man­fred Alois Mayr che ha fat­to da con­sulente artis­ti­co per l’intero prog­et­to e maes­tranze alta­mente spe­cial­iz­zate in questo tipo di real­iz­zazione. I volu­mi sono sem­pli­ci, puri. Il risul­ta­to inte­gra l’essenzialità e la sem­plic­ità che ogni spazio sacro deve possedere con la chiara volon­tà di non rin­un­cia­re a quei con­tenu­ti di ele­gan­za e unic­ità che solo l’arte può conferire.
L’immagine mar­i­ana è ospi­ta­ta in una sor­ta di cap­pel­la ded­i­ca­ta che si col­lo­ca a destra rispet­to all’ingresso prin­ci­pale. Si trat­ta di uno spazio molto prezioso, total­mente rivesti­to in tav­ole d’abete dorate e abbon­dan­te­mente illu­mi­na­to dall’alto. La stat­ua è sta­ta real­iz­za­ta con l’impiego di una stat­ua lignea esistente con la quale la comu­nità ha instau­ra­to un legame affet­ti­vo. La stat­ua è sta­ta però magis­tral­mente rein­ter­pre­ta­ta dall’artista che ha con­fer­i­to all’intera figu­ra un col­ore blu cobal­to anal­o­go a quel­lo uti­liz­za­to nei quadri di Giot­to per resti­tuire il velo del­la Madon­na. Alcu­ni inser­ti in foglia d’oro zecchi­no imprezio­sis­cono ques­ta figu­ra che assume in questo modo un’aura e una valen­za dal forte sig­ni­fi­ca­to sim­bol­i­co. Il pres­bi­te­rio è carat­ter­iz­za­to da un impor­tante lucernario che con­voglia sul­lo spazio litur­gi­co la prin­ci­pale fonte di illu­mi­nazione nat­u­rale di tut­ta la chiesa e fa per­cepire un ritaglio di cielo che entra all’interno del­lo spazio sacro e dal­la pre­sen­za di un fon­dale in cal­ces­truz­zo martel­li­na­to a pun­ta grossa che inter­cetta la luce nat­u­rale. Su questo fon­dale è col­lo­ca­ta la croce glo­riosa trat­ta­ta con una gal­va­niz­zazione in oro zecchi­no che riflet­ten­do la luce nat­u­rale pro­duce un’aura dora­ta sul­la parete ret­rostante. All’interno del­la croce, dal dis­eg­no essen­ziale, sono incas­to­nate cinque gemme di cristal­lo a ricor­dare le ferite dei pie­di delle mani e del costato.

Explana­to­ry report of the project
Down­load report

Pho­to internal

Tech­ni­cal drawings

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